All’età di Bona Sfora risale la piccola chiesa di Sant’Eligio, costruita nel 1518 su un terreno donato da Bisanzio Pilolli.
Accanto alla chiesa la duchessa fece erigere l’anno seguente un ospedale per i poveri che fu trasformato poi in convitto per le fanciulle nobili del paese, il Conservatorio di Sant’Eligio.
Nel XVII secolo però il ruolo di educandato femminile per le famiglie di ceto elevato fu assunto dal monastero di Santa Croce, mentre il Conservatorio di Sant’Eligio fu trasformato in monastero delle Clarisse dedicato a S. Maria della Purità, destinato alle ragazze provenienti da famiglie di rango inferiore. Da qui l’attributo di “monastero delle Monacelle” in contrapposizione al monastero di Santa Croce, denominato “monastero delle Monache Grandi”.
Anche l’adiacente chiesa di Sant’Eligio subì dei rifacimenti e fu ampliata nel 1689 e dedicata a San Giuseppe.
Il monastero conobbe una lunga decadenza a partire dal definitivo abbandono della struttura da parte delle monache nel 1909, per essere poi abbattuto nel 1941.
La chiesa, sopravvissuta alla distruzione del monastero, è stata seriamente danneggiata da infiltrazioni di acqua che hanno arrecato daano anche alla pregevole decorazione interna.
All’esterno l’edificio presenta una facciata suddivisa in tre livelli su cui si staglia il portale ligneo intagliato realizzato nel 1703, sormontato da una trabeazione e da un timpano spezzato in cui si apre una nicchia che ospita la statuetta di S. Giuseppe che regge in una mano Gesù e nell’altra dei gigli; la nicchia è sormontata, a sua volta, da un altro piccolo timpano.
Nella trabeazione vi è l’iscrizione: VIRGINIS HIC SP_SUS C_ IESUS VIRGU RETEX_T – VIRGINEIS SERTS LILIA FRAGA R_SAS – 1689 (Qui il casto sposo della vergine reintrecciò con Gesù, in virginei serti, gigli, fragole e rose – 1689). Il prospetto e le pareti laterali sono movimentate da finestre. Un campanile a due ordini fiancheggia a sinistra l’edificio.
All’interno la chiesa è un’aula unica sormontata da una volta a botte lunettata e adorna da una ricca decorazione con inserti marmorei e affreschi, purtroppo seriamente danneggiata dall’incuria; di particolare pregio il pavimento in maiolica. Alla scuola di Corrado Giaquinto e in particolare a Nicola Porta sono attribuite le tele che un tempo erano conservate nella chiesa e nel monastero, ora in parte disperse, in parte trasferite nella chiesa matrice.
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